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Gli Have a Glamorous Weekend si concludono (per ora) a Bologna. Qui i momenti più belli dell’ultima tappa

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Secondo il New York Times ci vogliono 36 ore per innamorarsi perdutamente di Bologna. Secondo noi, ne bastano 24. Anzi, meno. Basta un Have a Glamorous Weekend. Ecco come il capoluogo emiliano ci ha stregati ospitando l’ultima tappa della terza edizione degli #Hagw15 (dopo Palermo e Bari).

La sorpresa di Biagio Antonacci
Come vuole la tradizione, ogni Have a Glamorous Weekend comincia il venerdì sera con un party esclusivo, su invito. Il tema questa volta è il vintage, e lascia agli ospiti il piacere di sbizzarrirsi con il dress code: dagli abiti tutti lustrini e perline d’ispirazione anni Venti ai minidress effetto disco music dei mitici Ottanta. La location? Cool, s’intende: il centralissimo Be20, uno spazio industriale d’inizio Novecento, animato per l’occasione dalla musica del dj Piero Casanova. Gli invitati? Web influencer, top manager, fashion blogger, designer, facce inconfondibili e vincenti della città. E poi lui, Biagio Antonacci, guest star a sorpresa con la compagna Paola Cardinale. Il cantautore milanese è bolognese d’adozione e un grande amico di Glamour. Ecco spiegato il suo “regalo”: raggiungerci per far festa e brindare con i drink old style a base di Kraken, Russian Standard, Aperitivo Rosato Ramazzotti, studiati dal locale Ruggine.


Il notevole tasso di glam dei negozi
Lo sapete, il sabato firmato #Hagw15 è all’insegna dello shopping non-stop fino alle 22. Un shopping speciale, diverso dal solito. Intanto, perché il direttore di Glamour Cristina Lucchini è in tour con la redazione tra uno store e l’altro. Poi, perché chi aderisce all’iniziativa, s’ingegna a vendere in modo originale, tra happy hour in boutique, stylist e promozioni ad hoc. E quanto a ingegno e creatività i bolognesi sono maestri. Così, la bella Galleria Cavour ospita un dj-set per tutto il giorno e un temporary corner Lancia, sponsor degli Have a Glamorous Weekend insieme a Visa. In bella mostra la nuova Ypsilon, ovvero la quinta generazione della Fashion City Car più stilosa che mai.
Da Dodo, il selfie è con un modello (e che modello! Ammiratelo nella gallery). Da Liu•Jo, Kaos e Borbonese, le fashion editor di Glamour danno “consigli di look d’autore” e illustrano i capi delle collezioni Autunno/Inverno. Da L’Inde Le Palais c’è un vero e proprio party, con preview del concept store uomo che apre domani. Da Via Delle Perle e Mandarina Duck gli sconti sono assicurati per le clienti che pagano con Visa o V PAY (e non solo qui).

Il fuoriprogramma alla Biblioteca Archiginnasio
Tra uno showroom e un negozio, l’assessore alla Cultura Davide Conte ci  porta a visitare uno dei palazzi più significativi della città. Ed ecco la redazione di Glamour con il naso all’insù ad ammirare la magnificenza dei soffitti e i 6.000 stemmi del Palazzo dell’Archiginnasio, ovvero la maggiore biblioteca civica dell’Emilia-Romagna, il cui patrimonio librario resta inestimabile. Anche questo è glamour.

La voglia di fare il bis
Alla fine della giornata, il presidente del Consorzio Galleria Cavour Massimiliano Bianco lo dice forte e chiaro: «Questo è l’anno zero. Da qui si può partire per una seconda edizione nel capoluogo emiliano». Anche il direttore Cristina Lucchini mostra soddisfazione: «Che accoglienza! Al di sopra delle nostre più rosee aspettative. Sapevamo che la città sarebbe stata molto ricettiva alla moda. Sapevamo che i bolognesi ci avrebbero conquistato con la loro simpatia. Ma siamo comunque felicemente sorpresi. Il bilancio è davvero positivo». E il pensiero corre già agli Have a Glamorous Weekend di primavera. A Bologna? Chissà.

Riprese e montaggio video: Massimo Sciacca
Video interviste: Chiara Oltolini
Foto: Eikon Studio

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Laura Pausini: i talent, la fortuna e la formula della Coca-Cola

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Laura Pausini. Foto di Leandro Manuel Emede

Laura Pausini.
Foto di Leandro Manuel Emede

Non ricordo più quale critico musicale l’aveva paragonata alla Coca-Cola. Una cosa tipo: «Gli ingredienti dicono poco, l’essenza del successo resta un segreto ben custodito». Però, mi colpì. Laura Pausini come la Coca-Cola. E mi torna in mente ora, che ne sto sorseggiando una davanti a lei, dopo un brindisi analcolico al successo del suo undicesimo cd di inediti, Simili. Uscito il 6 novembre, ha scalato subito le hit: da allora, è l’album italiano più venduto e il terzo sia nella classifica generale FIMI (dopo Made in the A.M. degli One Direction e Purpose di Justin Bieber) sia in quella mondiale di Billboard.
>>>Dettagli, retroscena, aneddoti, featuring, singoli che verranno e genesi del suo ultimo lavoro sono a pag. 139 di Glamour Dicembre/Gennaio.


Laura, qual è l’essenza del tuo successo, che dura da oltre un ventennio? Almeno tu lo saprai…

«E invece no! Non so perché è toccato a me, e non a Giorgia o a Elisa, che sono colleghe altrettanto brave. A volte, cerco di analizzare che cosa mi è capitato, ne parlo con gli amici, ma non ne vengo a capo. Ho una sola certezza: senza La solitudine non sarei qui».

Non basta una-canzone-una per vendere 70 milioni di dischi, portarsi a casa 4 Grammy Awards e fan pronti a tutto.
«Se la fortuna ti travolge una volta, può concederti il bis, e pure il tris. Io non dovevo partecipare a Sanremo nel 1993. Avevo vinto un concorso l’anno prima, Sanremo Famosi, con cui mi ero guadagnata il diritto a concorrere al Festival 1992 – categoria giovani. Però, nessuno mi aveva chiamata. Figurati il mio babbo: si era così infiammato; voleva persino scrivere a Maurizio Costanzo! Morale: nel caso in cui le cose fossero andate secondo le regole, io sarei salita sul palco dell’Ariston con un brano diverso e mi sarei dovuta confrontare con Alotta e Baldi che portavano Non amarmi. Risultato: non avrei vinto nel ’92, fidati».

Il successo, potente e dirompente come il tuo, non può essere solo questione di fortuna.
«Bisogna nascere cantanti. Cantanti con un po’-di-culo».

E la fame di volare alto, quanto conta?
«Conta un altro tipo di fame: la fame di esprimersi. Io ero felice come una Pasqua di esibirmi in mansarda, di fingermi la corista degli Wham! vestita con un body verde lucido e un paio di pantacollant color latte: da qualche parte conservo ancora le foto. Avevo il mito di Anna Oxa e di Whitney Houston, ma non mi permettevo di pensare che un giorno sarei diventata come loro. Puntavo al pianobar, a convincere il proprietario dell’Osteria del Sole a Solarolo (Ra), dove sono cresciuta, a pagarmi: per dieci anni mi sono esibita gratis».

Eppure, sei andata lontano. E adesso ci stai dando dentro con la tv: The Voice Messico e Spagna, La Banda accanto a Ricky Martin…
«Mi piace la televisione. Da guardare e da fare».

Che cosa guardi?
«Lo conosci Long Island Medium? C’è questa presunta sensitiva statunitense, Theresa Caputo, con una cotonatura dei capelli biondo platino che è un programma e con una missione: mettere in comunicazione chi incontra con gli spiriti dei defunti. Un po’ ci credo al suo potere. In realtà, non so come reagierei se si avvicinasse e mi dicesse di vedere una persona scomparsa a me cara».

Come sei messa a serial?
«Durante un tour in America, Lost mi ha così intrippata che ho rischiato di salire sul palco in ritardo. Quando giro per gli Stati Uniti, terminato il concerto, mi caricano su un camion-pullman fighissimo, superaccessoriato. Un bestione in movimento, comodo per carità, ma il rumore del motore ti tormenta i timpani e si distinguono anche le accelerate delle auto che ti precedono e ti seguono. Per distrarmi, quella volta mi sono buttata sulla serie di J.J. Abrams. Mica sapevo dell’effetto assuefazione! Se non finivo una puntata, non riuscivo a prepararmi per lo show. Ecco l’insegnamento che ho tratto: mai più fiction in tournée!».

E i talent, li guardi?
«Tutti noi cantanti li guardiamo: fingiamo di snobbarli eh, ma non è vero. Anzi, ci scambiamo messaggi su messaggi durante i live. Un concorrente si cimenta con un brano di Giorgia? Io le scrivo subito. E lei: “Metto a letto Samuel (il figlio di cinque anni, ndr) e arrivo”».

Farli, i talent, in veste di giudice-coach è un’altra cosa, però.
«La vera verità: ho sempre desiderato trovarmi dietro al mitico bancone. In Italia me l’hanno proposto praticamente per qualunque show, dopo avermi vista all’opera nelle versioni straniere. Forse, non credevano nemmeno che accettassi. All’estero scattano altri meccanismi: vogliono superbig locali o internazionali. I primi a chiamarmi sono stati i produttori di The Voice Messico. Non so come, mi avevano notata a Stasera Laura (il “one woman show” della Pausini, andato in onda su Rai1 il 20 maggio 2014, ndr). In qualche modo, la trasmissione aveva superato i confini ed era arrivata fino a là. Mi sono detta: “Proviamoci!”. È stato inaspettatamente divertente. Adesso, sto lavorando a La Banda: con gli amici Ricky Martin e Alejandro Sanz, cerchiamo di formare la boy band latina. Un compito difficile, quello di individuare cinque interpreti bravi da soli ma complementari».

Parli di boy band e io, che sono nata negli anni Ottanta, penso subito ai Take That…
«Li adoro! Ho assistito a un loro concerto a Berlino: cadeva il giorno prima del mio».

Tornando al piccolo schermo: ansia da telecamera sì o no?
«Per nulla! Ci sono tante persone che commentano le mie performance televisive così: “Che cosa diavolo fa la Pausini in video?”. Mi immaginavano tutta a modino e invece… Il bello dei talent è che mi permettono di svelare nuove sfumature di me. Oddio, i miei veri fan le conoscono già, perché non ho paura di mostrarmi spiritosa, chiassosa e pure un po’ irriverente».

Laura, ma tu ti senti come la Coca-Cola?
«Non la bevo proprio. Preferisco l’acqua. Limpida, come me».

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Penélope Cruz: «La mia vita da designer»

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Penélope Cruz con la sua prima capsule per Carpisa.

Penélope Cruz con alcuni pezzi della sua prima capsule per Carpisa.

Ormai, Penélope Cruz ha una certa esperienza come designer. Di bijoux, di raffinata lingerie e di it-bag. «Suonerà strano, ma alla fine si tratta di un lavoro creativo non molto lontano dalla recitazione», spiega a Glamour. A Milano, per presentare la sua capsule di borse e valigie per Carpisa appunto, è chiacchierona, sorridente, adorabile. E in un attimo, cancella la fama di non essere molto “caliente” durante le interviste. Approfitto del suo buon umore per chiederle, prima di tutto, i posti del cuore, gli indirizzi cult dove poter incontrare, almeno una volta nella vita, la diva più diva che c’è rimasta in Europa.
>>> Li trovate a pag. 297 di Glamour Dicembre/Gennaio.  

E poi, voglio finalmente capire perché un’attrice premio Oscar desideri seriamente “diversificare” l’attività. Insomma, non è che Penélope si limiti a firmare una linea piuttosto che un’altra, a metterci la faccia e stop. Assicura di studiare e di disegnare personalmente ogni singolo pezzo delle collezioni. Compresa l’ultima per Carpisa. Sempre con l’aiuto della sorella Monica, s’intende: da anni hanno scoperto di lavorare d’amore e d’accordo, di funzionare alla perfezione come dream team.


Sembri proprio a tuo agio nel ruolo di designer. E ho capito che lo prendi molto sul serio…
«È un sogno di bambina. Giocavo a schizzare soprattutto gli accessori».

Perché il processo creativo ti piace così tanto?
«Per natura sono un’esploratrice: se mi appassiono a qualcosa, l’approfondisco in lungo e in largo. È successo anche con le religioni».

Prego?
«Le studio dall’adolescenza per trovare le più adatte alle diverse fasi dell’esistenza. In questo periodo, per esempio, sto leggendo un libro che s’intitola Buddhism For Mothers di Sarah Napthali. Te lo raccomando».

Diversi colleghi-attori sostengono che il momento di realizzazione piena non si raggiunga mai. Vale anche per te? Forse, è per questo che hai cercato un business parallelo alla recitazione?
«L’arte non ha un punto di arrivo: è il suo bello. Puoi imparare, puoi cercare continue fonti di ispirazione, puoi crescere, ma pensa solo all’infinità di ruoli da interpretare. E ogni volta che si vestono i panni di un nuovo personaggio, vuol dire ricominciare da capo, partire da zero con il proprio mestiere. Stesso discorso quando hai l’opportunità di iniziare una collaborazione con un brand».

Com’è andata con Carpisa?
«Superata la fase in cui abbiamo incrociato gusti e preferenze, io e Monica abbiamo apprezzato il fatto di dover soddisfare un target ampio: dalla studentessa alla mamma che ha bisogno di una praticità diversa. Stiamo già progettando la prossima capsule osando con i colori per ottenere un risultato rock. Di quella in vendita ora nei negozi vado orgogliosa dello zainetto Linda V2 e della trolley-bag Elano».

Attrice affermata, designer impegnata e donna più sexy del pianeta secondo Esquire. L’anno scorso la rivista ti ha eletta “Sexiest Woman Alive”, appunto. Qual è il segreto del tuo appeal?
«Sono camaleontica, mi trasformo con facilità. Mi avresti riconosciuta nei panni di Italia in Non ti muovere? E adesso, in quelli di una madre che reagisce a una tragedia con forza e una luce incredibile in Ma ma, non credo mi riconosceresti».

È il tuo prossimo film in uscita?
«Insieme a Zoolander 2 e a Grimsby – Attenti a quell’altro».

Quando vuoi staccare la spina, che cosa fai?
«Scappo ai Caraibi. Da piccola, nonostante non ci fossi mai stata, sognavo quelle spiagge. Ricordo che la mamma mi svegliava sul più bello: “Devi andare a scuola!”. E io: “Sono in barca, lasciami dormire”».
>>> Le altre mete preferite da Penélope Cruz sono a pag. 297 di Glamour Dicembre/Gennaio.

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A Natale tutti in Puglia: a Borgo Egnazia

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Natale a Borgo Egnazia

Natale a Borgo Egnazia

E se la meta delle vostre vacanze natalizie fosse la Puglia? C’è chi dice che sia addirittura più bella in questo periodo. Primo fra tutti, il New York Times. Da un paio d’anni, il quotidiano americano va sostenendo (con fior di reportage) che sia la perfetta destinazione estiva per turisti giovani, felici e bellissimi, attratti dalle acque incontaminate, dalle spiagge cristalline, dal pesce fresco e dalle feste di mezzanotte in antiche città tra campagna e mare. Ma non solo: la regione merita lo status di posto cult per un break invernale, dove perdersi davvero nelle tradizioni e fare pace con la propria anima.

Nella classifica dei luoghi della Puglia dicembrina che meglio coniugano local & relax, il primo posto è occupato da Borgo Egnazia. A Savelletri di Fasano (Brindisi), epicentro del turismo d’elite in Valle d’Itria, fra gli ulivi secolari sorge un borgo da favola che guarda al Mar Adriatico. E che fugge da ogni definizione: non chiamatelo luxury resort, e nemmeno beach hotel di charme. Se proprio proprio sentite il bisogno di trovare una parola o un’espressione per qualificarlo, abituatevi all’elegante hashtag #NoWhereElse”. Cinque stelle – ovvio -, 28 ville a prova di privacy, 92 case “tipiche” costruite ex novo, 63 camere nella Corte, ovvero l’edificio centrale che ospita molti dei servizi deluxe, le 18 buche del San Domenico Golf praticamente attaccate. Un comune denominatore: la cura estrema, che ha conquistato persino Jessica Biel e Justine Timberlake (qui si sono detti “sì, lo voglio”).

Fiore all’occhiello della struttura, che porta la firma della famiglia delle masserie di lusso, Melpignano, è la Spa Vair, e cioè “vero” in pugliese. Un concept inedito e innovativo per il benessere psico-fisico, che si ispira fortemente alle tradizioni popolari, a partire dai nomi dei trattamenti: tutti in dialetto. Viene naturale affidarsi e abbandonarsi all’equipe di naturopati, dermatologi, fisioterapisti, psicoterapeuti, nutrizionisti, psicologhe-massaggiatrici, e persino musicisti. Scoprite il menu completo dei trattamenti sul sito www.vairspa.it.

La Spa di Borgo Egnazia

La Spa di Borgo Egnazia

Adesso, immaginate Borgo Egnazia addobbato a festa. Ancora più magico.
Visualizzate i vostri regali sotto l’albero, in una delle case “tipiche” (è possibile inviarli per poi ritrovarli lì), pronti per essere scartati.
Continuate a sognare, con il sontuoso pranzo del 25 dicembre che segue le usanze locali. I giorni a seguire potrebbe essere un via vai di laboratori creativi, visite guidate con degustazioni, assaggi di leccornie pugliesi, partite di burraco e di Golf, momenti di coccole per il corpo e di remise en forme. Sarebbe imperdibile il suggestivo “Presepe vivente” di Pezze di Greco: una gloriosa rappresentazione della Natività, che riporta alla luce gli antichi mestieri e la vita rurale del primo Novecento. E a profumare le strade i sapori di una volta: pettole, cartellate, frisedde, fave bianche, cime di rapa…
Poi, gran galà di fine anno. E un ricco brunch per dare il benvenuto al 2016.

Riuscite a vedervi lì, vero? Sì, perché la Puglia è inaspettatamente la meta delle vostre vacanze natalizie.

Ulteriori info sul sito www.sdhotels.it

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E adesso? Meglio in una spa

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Una richiesta: non liquidate subito questo post come l’ennesimo decalogo per ritrovare la linea dopo le abbuffate di Natale e dintorni. Qui di seguito non vi aspettano strategie trite e ritrite per smaltire in velocità qualche chilo da pandoro e panettone. Nessun programma militaresco, per carità. Niente operazioni di detox spinto e niente patti con personal trainer più indiavolati che mai. Perché la vera verità è che dopo una vacanza impegnativa (obbligo di pranzi che durano fino a cena, obbligo di sorbirsi parenti acidi e amari), ciò che serve sopra ogni cosa è una seconda vacanza. Breve, s’intende. Sì, una vacanza dalla vacanza. Durante la quale l’abusata espressione “remise en forme” può assumere un altro significato. Relax vero, per esempio. Oppure benessere a 360 gradi. O, se preferite, calma e bellezza. E se riuscite pure a recuperare il vitino da vespa senza fatica e senza dannarvi l’anima, tanto meglio.
Ecco, allora, tre templi del wellness perfetti per trascorrere adesso la vostra seconda vacanza. Vi diciamo anche quanti giorni farla durare, con chi andare, il trattamento da prediligere e quali beauty tips portarvi a casa.

AL NORD
SHISEIDO SPA

presso Excelsior Hotel Gallia
Milano
DA SCEGLIERE SE: siete donne esigenti e cercate una spa cittadina da primato (è la più grande di Milano con i suoi 1.000 mq su due livelli), però a portata di mano. Per una minifuga deluxe dal sapore orientale, durante la quale recuperare la pace dentro e fuori.
DA PRENOTARE CON: il vostro lui e, magari, affittare l’esclusiva Private Spa Suite. Si tratta di  uno spazio intimo, con cabine riservate ai trattamenti di coppia, Jacuzzi, saune, cascata di ghiaccio e la mitica Cerimonia del Bagno Giapponese (che inizia con un pediluvio caldo aromatizzato, continua con un’esfoliazione tonificante total body, segue un massaggio rilassante idroterapico e un altro – esclusivo – che stimola i 361 punti Tsubo del corpo e risveglia il flusso dell’energia positiva).
DA PREFERIRE IL RITUALE: “Timeless”. Creato ad hoc per l’Excelsior Hotel Gallia, dura 1 ora e 30 minuti. Combina il massimo dei trattamenti Shiseido, ovvero un massaggio decontratturante a collo, schiena e spalle; uno rilassante a mani e piedi; un rituale viso per minimizzare i segni del tempo; una seduta di make-up per voi mentre il partner concede al proprio cuoio capelluto un’esperienza revitalizzante.
DA COPIARE UNA VOLTA TORNATE ALLA QUOTIDIANITÀ: gli esercizi di respirazione con gli occhi coperti da un oshibori (un asciugamano caldo), seguendo alla lettera gli insegnamenti della beauty therapist della Shiseido Spa. Calmano il battito cardiaco, rallentano le onde cerebrali, favoriscono il relax e la serenità.

AL CENTRO
PARK HOTEL AI CAPPUCCINI

Gubbio (Pg)
DA SCEGLIERE SE: vi affascinano le dimore di charme & di spirito, con tanto di spa all’avanguardia, tipo un monastero secentesco immerso in una parco di alberi secolari, dove rigenerare anima e corpo. Dunque isolato, ma nello stesso tempo vicinissimo a città che meritano di essere visitate, come Perugia e Assisi. Per un weekend lungo – da venerdì a lunedì compresi -, che abbina cultura, benessere e gratificazione dei sensi.
DA PRENOTARE CON: l’amica del cuore, che magari avete trascurato durante il periodo natalizio, perché troppo prese dai parenti.
DA PREFERIRE IL RITUALE: “Alle Bacche di Goji e Olio di Rose”. È il trattamento più nuovo. Sfrutta le proprietà benefiche e rigeneranti del succo di questo superfrutto originario degli altopiani asiatici. Primo step: vi viene applicato un composto – personalizzato in base alle necessità -; secondo step: siete sottoposte a un autentico bagno di vapore per circa 30 minuti; gran finale: arriva il momento dell’idratazione a base di oli essenziali. I risultati? Miracolosi (per davvero). Perché il rituale in questione tonifica, energizza, nutre la pelle, la rende compatta, ne contrasta l’invecchiamento, migliora la circolazione.
DA COPIARE UNA VOLTA TORNATE ALLA QUOTIDIANITÀ: in un classico spruzzino, miscelate l’essenza di maracuja con dell’acqua fredda, poi nebulizzatela su tutto il corpo: ha un effetto disintossicante e profondamente “dissetante”.

AL SUD
BORGO EGNAZIA
Savelletri di Fasano (Br)
DA SCEGLIERE SE: avete bisogno di un posto che fugge da ogni definizione, un “No Where Else”, dove staccare la spina dai tre ai cinque giorni. E che abbia una spa fortemente local, praticamente a km zero. La Spa Vair, appunto, e cioè “vero” in pugliese, che si ispira alle tradizioni popolari, a partire dai nomi dei trattamenti: tutti in dialetto.
DA PRENOTARE CON: chi volete: il vostro lui, l’amica del cuore, persino la mamma, come anticipo del suo (bel) regalo di compleanno. Oppure da sole, silenziose e meditabonde.
DA PREFERIRE IL RITUALE: “Na Maele”. Obiettivo: leggerezza di mente e corpo, fluidità dei movimenti. I momenti salienti: 1) 120 minuti fuori dal tempo nelle Terme Romane. Tradotto: acque di diversa temperatura, scrub al sale, sapone al mandorlo, fanghi lavorati con tecniche alchemiche, scenografie d’effetto. 2) 25 minuti di galleggiamento in acqua salina, magicamente al buio, per provare la sensazione di assenza di gravità e una specie di ritorno alle origini. 3) 120 minuti di massaggi e spazzolature, per una “ripulita” a cinque stelle. 4) 120 minuti di idroterapia attraverso la tradizione del metodo Kneipp. 5) Un viaggio olfattivo per conoscere le vostre potenzialità bloccate o sconosciute. 6) Incontro con un terapista del cambiamento che è un esperto di Body&Mind.
DA COPIARE UNA VOLTA TORNATE ALLA QUOTIDIANITÀ: avvolgervi in un morbido asciugamano dopo averlo profumato con oli essenziali purissimi, che vi “riportano” a Borgo Egnazia.
Ulteriori informazioni sul sito www.sdhotels.it

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Marco Mengoni: «Vi regalo la mia personalissima playlist»

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Marco Mengoni. Foto di Emilio Tini. Abito e camicia Lanvin. Scarpe Salvatore Ferragamo.

Marco Mengoni.
Foto Emilio Tini.
Abito e camicia Lanvin. Scarpe Salvatore Ferragamo.

Si racconta che un giorno d’estate, durante uno dei soliti giri in moto sul lago di Como, George Clooney resti senza benzina. O, forse, la sua Harley-Davidson si inchioda e non c’è più verso di farla ripartire. A ogni modo, dopo aver realizzato di non poter contare sul cellulare (scarico), suona alla porta della prima abitazione che trova. Gli apre una signora, a cui l’attore Premio Oscar chiede la cortesia di usare il telefono. Lei non si scompone e si limita a indicargli l’apparecchio. Sul più bello, arriva la nipote, che, si scompone eccome: diamine, nel salotto della nonna c’è George-who-else! Riuscite a immaginare la scena?

Adesso, immaginatene un’altra, simile. Marco Mengoni, il cantante dei record (l’ultimo: a tre mesi dalla pubblicazione del singolo Ti ho voluto bene veramente, il video ha superato 25 milioni di visualizzazioni su YouTube), in versione fattorino per un colosso dell’e-commerce. L’artista di Ronciglione (Vt) è il solo e unico italiano ad avere un official store dedicato su Amazon (www.amazon.it/marcomengoni). Per inaugurare il servizio, ha pensato bene di recapitare personalmente a tre fortunate clienti il loro acquisto online, ovvero il nuovo album Le cose che non ho. Divisa d’ordinanza, formula da citofono: «Buongiorno, Amazon Prime, che piano?», fiato per salire velocemente ai piani alti e rispettare i tempi di consegna. Davvero molto professionale.

In attesa di sbarcare ufficialmente in Spagna con il progetto Parole in circolo, in uscita sul mercato iberico con il titolo Liberando Palabras il prossimo 19 febbraio, Marco Mengoni fa una sorpresa anche a Glamour, anzi due: la sua originalissima playlist, che trovate qui, e un’intervista speciale, che vi aspetta a pag. 95 del numero di Febbraio.

La canzone di Marco Mengoni preferita da Marco Mengoni.
Come ti senti, tratta dall’album Solo 2.0.
La canzone di un collega preferita da Marco Mengoni.
Formidable di Stromae.
La canzone di un collega che avrebbe voluto scrivere.
Come sopra.
La canzone che associa alla prima delusione d’amore.
C’è tempo di Ivano Fossati.
La canzone che associa alla sua prima esibizione.
Sir Duke di Stevie Wonder.
La canzone che lo commuove.
Tutto il repertorio dal vivo di Benjamin Clementine.
La canzone di un esordiente che l’ha convinto.
Nu journo buono di Rocco Hunt.

Ps. La canzone di Marco Mengoni più glam?
La nostra estate da Le cose che non ho.

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Cristiana Capotondi: i cinque film più glamour da protagonista. Da (ri)vedere proprio adesso

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Fino all’ultimo, abbiamo sperato fosse lei la conduttrice della nuova stagione de Le Iene. E invece no. In attesa di apprezzare Cristiana Capotondi ne Il centro del mondo, secondo film diretto da Kim Rossi Stuart, ci è venuta voglia di (ri)vedere alcune delle sue interpretazioni. Le più glamour. Ci siamo anche divertite a individuare il dettaglio di stile del suo personaggio che torna di gran moda nelle collezioni S/S 2016 (grazie, Giuliana Matarrese!) e pure il kit beauty (grazie, Sofia Viganò!). Del resto, l’attrice più garbata e gentile del cinema italiano è diventata un’icona di bellezza. Come racconta a pag. 120 di Glamour Febbraio. Non perdete l’intervista. Nel frattempo, buona visione!

1.
“NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI” (2006)
GENERE
Commedia giovane, giocata per piacere anche agli adulti, specie a chi è cresciuto con i telefilm tipo I Ragazzi della III C.
LA TRAMA IN POCO PIÙ DI UN TWEET
Ansia da bocciatura, strategie per copiare sicuro, professori “carogne”, gruppi di studio senza studiare. È l’esame di maturità, bellezza! Sullo sfondo, gli anni Ottanta, gli amori di una stagione, le amicizie che durano una vita.
IL PERSONAGGIO DI CRISTIANA IN POCO MENO DI UN TWEET
Avete presente la più bella della classe, che sta con uno più grande e che è pure figlia del docente più “carogna”? Et voilà, Claudia.
IL SUO DETTAGLIO DI STILE (DA ATTUALIZZARE NELLA NUOVA STAGIONE)
Il microtop con lo scollo a barca sta a Claudia/Cristiana come il tubino nero sta a Audrey Hepburn. E quest’estate torna di gran moda. Però, lasciate perdere il tessuto Vichy e il motivo a quadri, che la protagonista sfoggia con nonchalance; preferite il pizzo Chantilly, che vi dà un’allure new romantic. Da abbinare a pezzi ipermoderni dai colori accesi, tipo una gonna a matita e a vita alta.
I SUOI MUST BEAUTY
Tenere a bada la lunga chioma riccia è la priorità di Claudia. Ecco perché ricorre alle fasce per capelli stile Brigitte Bardot e alle bobby pin (ovvero le mollette), che oggi piacciono parecchio a Chloë Grace Moretz.
LA BATTUTA DA SFOGGIARE CON I CULTURI DELLA MATERIA
Claudia: «Ma che fai, m’annusi?».
Luca: «No… Volevo vedere se c’avevi le doppie punte…».

2.
“COME TU MI VUOI” (2007)
GENERE
Commedia stilosa.
LA TRAMA IN POCO PIÙ DI UN TWEET
Lui, Riccardo (di nuovo Nicolas Vaporidis), è tutta apparenza. Lei, Giada (Cristiana), è solo sostanza. Eppure. Eppure i due riescono a innamorarsi: l’uno scopre di avere una certa profondità di pensiero, l’altra un’innata dose di figgagine condita da un’attitudine fashion.
IL PERSONAGGIO DI CRISTIANA IN POCO MENO DI UN TWEET
Universitaria con lode. Sa trasformarsi, letteralmente: da brutto (brutto) anatroccolo a cigno sexy. Altro che Sandy in Grease!
IL SUO DETTAGLIO DI STILE (DA ATTUALIZZARE NELLA NUOVA STAGIONE)

Tra i capi cult del guardaroba di Giada-versione sciatta c’è la salopette in denim effetto 5 tasche over. Basta “ripulirla”e “femminilizzarla” per trasformarla nel pezzo trendy della primavera/estate 2016. Ovvero una jumpsuit dal mood Seventies: lavaggio chiaro, gamba cropped, nessuno strappo. Da portare con sandali vertiginosi e… niente sotto.
I SUOI MUST BEAUTY

Per diventare femmes fatales (capaci di ballare da sole in mezzo a un nutrito gruppo di rampolli, indossando un micro tubino nero), ecco che cosa non deve mancare nella trousse:
– due mascara, uno allungante da usare prima e uno incurvante da mettere dopo solo sulle punte. Risultato: una sguardo da gatta sul dance floor che scotta;
– uno smalto scuro, blu o nero, per giocare con le mani nemmeno scorresse il flamenco nelle vostre vene;
– una crema idratante per gambe leggere da mostrare (Ps. Aggiungeteci una goccia di fondotinta e massaggiate dal basso verso l’alto quando siete sdraiate: l’effetto levigante è garantito).
LA BATTUTA DA SFOGGIARE CON I CULTURI DELLA MATERIA
Giada: «Sei curioso. Ricordati che la curiosità uccide il gatto».
Riccardo: «Ma io non sono un gatto».
Giada: «Che peccato. Mi piacciono i gatti».

3.
“EX” (2009)
GENERE
Commedia corale senza stonature. Che strizza un po’ l’occhio a Love Actually, ma solo un po’.
LA TRAMA IN POCO PIÙ DI UN TWEET 

Sei storie a incastro. Sei storie che iniziano dove i film romantici finiscono: la passione che si spegne, l’amore che vacilla, la relazione che arriva al capolinea. E l’elenco delle vecchie fiamme si allunga: l’ex marito, l’ex fidanzato, l’ex one shot, l’ex dell’ex…
IL PERSONAGGIO DI CRISTIANA IN POCO MENO DI UN TWEET
Giulia. Che ha la passione per i puzzle. E un fidanzato a Parigi, un lavoro in Nuova Zelanda, un collega con il fisico da surfista.
IL SUO DETTAGLIO DI STILE (DA ATTUALIZZARE NELLA NUOVA STAGIONE)
In una delle scene più belle del film, Giulia/Cristiana è sulle scale mobili dell’aeroporto di Hong Kong; immersa nei pensieri, non si accorge che le passa accanto il compagno. Lui, però, la vede. Fa per cercarla con lo sguardo, quando anche lei lo riconosce tra la folla. Allora, molla la maxi bag con stampa etnica per correre a baciarlo. E sbaglia: mai separare una maxi bag con stampa etnica da un total look minimal! Mai rinunciare a un pizzico di follia! Elena Ghisellini, Stella Jean e altri designer che quest’anno cavalcano il trend La mia Africa, non lo “perdonano”.
I SUOI MUST BEAUTY

Con quella frangetta un po’ così, che si increspa e si divide appena Giulia mette un piede nell’Oceano Pacifico, e quella pelle color latte “sotto il sole giaguaro”, i suoi prodotti essenziali di bellezza non possono che essere:
– un latte lisciante termoprotettore, per capelli ricci, secchi e ribelli;
– una lacca di fissaggio, per controllare e disciplinare a lungo la chioma, senza appiccicare né renderla “rigida”;
– la crema solare ad altissima protezione (SPF 50), meglio se specifica per coloro che praticano sport.
LA BATTUTA DA SFOGGIARE CON I CULTURI DELLA MATERIA
Giulia: «Guarda che hanno inventato le webcam, la chat… Già ti vedo dire ai tuoi colleghi: “Quanto è appiccicosa questa”».
Marc: «Ma ci sono cose che non si possono fare via mail. Vuole ballare, signorina?».
Giulia: «Ma certo, signore!».

4.
“AMICHE DA MORIRE” (2013)
GENERE
Commedia rosa brillante, con un tocco di noir. Anzi, tre.
LA TRAMA IN POCO PIÙ DI UN TWEET
In un’isoletta siciliana, una prostituta (Gilda/Claudia Gerini), una iettatrice (Crocetta/Sabrina Impacciatore) e una moglie gelosa (Olivia/Cristiana Capotondi) diventano best friends. Attenzione, primo spoiler in arrivo: tutto comincia perché una delle tre ha il grilletto facile.
IL PERSONAGGIO DI CRISTIANA IN POCO MENO DI UN TWEET
Olivia è la casalinga da manuale, devota al marito e al santo patrono locale. Sviene a comando, si trucca da Dio, sa far sparire tanti soldi.
IL SUO DETTAGLIO DI STILE (DA ATTUALIZZARE NELLA NUOVA STAGIONE)
Prendete il vestito morbido in pizzo Chantilly che Olivia indossa quando le tocca la parte della madrina del paese. Rendetelo mini. Abbinatelo a un paio di sandali flat in suede e a una tracolla in camoscio con frange. Siete pronte per l’edizione 2016 del Coachella (in programma a Indio, California, nei weekend del 15/17 aprile e 22/24).
I SUOI MUST BEAUTY
Occhio al secondo spoiler: a un certo punto, Olivia si concede una maschera viso alle 4 del mattino. Il motivo? «Ho notato che sparare mi secca la pelle». E anche perché in piena notte si assorbe meglio. Sì a un cocktail purificante ed emolliente, rigorosamente dopo esservi struccate.
LA BATTUTA DA SFOGGIARE CON I CULTURI DELLA MATERIA
Crocetta: «Olivia, ti muovi? È pronto!».
[Olivia esce dal bagno vestita e imbellettata di tutto punto.]
Crocetta: «Che fai, vai in paese?».
Olivia: «No! A cena mi piace sentirmi a posto».

5.
“LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE” (2013)
GENERE
Commedia intelligente e impegnata il giusto. Tra politica e sentimento, insegna, diverte e commuove.
LA TRAMA IN POCO PIÙ DI UN TWEET
Mentre Palermo è piegata dalle stragi di mafia, Arturo diventa grande (Pif) inseguendo due grandi amori: quello per il giornalismo-con-la-schiena-dritta e quello per Flora, la sua compagna di banco alle scuole elementari.
IL PERSONAGGIO DI CRISTIANA IN POCO MENO DI UN TWEET 

Flora adulta diventa assistente di un onorevole. In lei convivono (e colpiscono) un pizzico di snobismo e un filo di ingenuità.
IL SUO DETTAGLIO DI STILE (DA ATTUALIZZARE NELLA NUOVA STAGIONE)
Che passione gli abiti a fiori, accessoriati da cardigan e cinturoni country! Ecco, per il perfetto flower power S/S 2016, evitate però questi due dettagli. Molto meglio un baschetto alla francese, magari verde pisello, e degli occhiali da vista da prima della classe.
I SUOI MUST BEAUTY

Flora ha fatto dell’effetto acqua e sapone la sua cifra stilistica. Proprio come chi la interpreta. Non a caso, la Capotondi è testimonial della linea di skin care firmata Pupa, Age Revolution: creme e sieri anti-età, che si prendono cura della naturale bellezza della pelle.
LA BATTUTA DA SFOGGIARE CON I CULTURI DELLA MATERIA
Flora: «La Democrazia Cristiana è in prima fila contro la mafia e si batterà sempr…».
Arturo: «In prima fila… mi sembra un po’ eccessivo. Io direi terza fila, perché anche la seconda sarebbe un po’ esagerato».

L'articolo Cristiana Capotondi: i cinque film più glamour da protagonista. Da (ri)vedere proprio adesso sembra essere il primo su Glamour.it.

Tre cose belle (e di beauty) da fare con un’amica speciale


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Foto: Getty Images

Getty Images

“Io comincio una storiella? Tu la finisci. 

Io sto a dieta? Tu dimagrisci. 

Io sono raffreddata? Tu tossisci”. 



Ogni volta che penso a certe amicizie al femminile, chissà perché mi vengono in mente queste parole. E poco mi importa che, nella realtà cinematografica – in quel capolavoro di commedia  che è Vogliamo vivere! (Ernst Lubitsch, 1942) -, le rivolga una moglie (Carole Lombard) al marito (Jack Benny), per “illuminarlo” sulla dinamica del loro rapporto. In estrema sintesi, e con una dose molto ridotta di poesia: chi si somiglia, si piglia.
Ecco, questo post è dedicato alle best friends che, vuoi per anni e anni di conoscenza vuoi per osmosi, si somigliano, anche e soprattutto in materia di beauty. E hanno voglia di celebrare questa affinità con un rituale di bellezza. Che duri una settimana oppure due ore scarse.

1 SETTIMANA
NELL’EDEN DEL BENESSERE SUL LAGO DI GARDA
DOVE A Gardone Riviera (Bs) c’è Villa Paradiso. Una beauty farm? Nossignore, è molto più. Tra le definizioni che le si addicono, “clinical beauty stellata” e “tempio della medicina preventiva”, fondato nel 1988 da Joelle Vasseur con un’idea precisa: la remise en forme deve essere una cosa seria.
A FARE CHE COSA La formula Platinum Detox, ovvero un programma intensivo di sette giorni (con check-in la domenica nel tardo pomeriggio) per superare le conseguenze dello stress e rinascere sane, toniche, piene di energia, belle.
NEL DETTAGLIO In principio è una visita medica, con tanto di esame delle intolleranze alimentari, che torna utile per la terapia di mantenimento una volta a casa. Motivo del check-up: il massimo della personalizzazione dei trattamenti e del menù gastronomico-dietetico-antiaging, ispirato al primato salutare della cucina mediterranea. Subito dopo, via alla “sarabanda” di attività stabilite, rigorosamente seguite da équipe di professionisti: dai massaggi linfodrenanti alle sedute di fisioterapia, dalle lezioni di acquagym alle maschere dermocosmetiche rigeneranti, dalla fangoterapia alla pressoterpia, dal peeling cutaneo all’idrocolonterapia… C’è n’è per tutti (proprio tutti) i tipi di bisogni.
PERCHÉ In due (amiche) ci si dà manforte e si arriva sicure al risultato.
PAROLA D’ORDINE Reborn.
COLONNA SONORA La raccolta best of di Enya, Paint the Sky with Stars.
INFO www.villaparadiso.com, dove trovate pacchetti creati ad hoc per marzo, il mese della donna.

3 GIORNI

MINIFUGA IN PUGLIA
DOVE
Nella moderna psico-spa, la Vair Spa, di Borgo Egnazia, ovvero un “No Where Else Place” deluxe a Savelletri, frazione marina di Fasano (in provincia di Brindisi).
A FARE CHE COSA L’originale programma che si chiama Tarant: trattamenti viso e corpo, rituali di benessere e una particolare attenzione all’equilibrio interiore. Il tutto, ispirato alla pizzica, la danza locale dalle proprietà terapeutiche.
NEL DETTAGLIO Massaggi rilassanti, sedute di musicoterapia pro-felicità, lezioni di yoga, arti circensi, test e altre psico-esperienze molto local. Obiettivo: una svolta individuale in dieci punti. Questi i più glamour:
1. prendersi la responsabilità della propria gioia;
2. tornare amiche del proprio fisico;
3. diventare alchimiste di bellezza;
4. guardarsi davvero allo specchio;
5. godere della propria compagnia.
Del resto, chi l’ha detto che la remise en forme passi solo e soltanto dal corpo?
PERCHÉ Tarant è esclusivamente per donne.
PAROLA D’ORDINE Life changing.
COLONNA SONORA L’album dei Terraròss Tarantella dell’Incerto.
INFO www.vairspa.it, http://borgoegnazia.com e www.sdhotels.it.
(Nota per chi di voi ama programmare con un certo anticipo: questa 3-giorni può rivelarsi un’idea per la Festa della donna, l’8 marzo. Per l’occasione, infatti, è previsto un pacchetto limited edition, con terapisti esclusivi e l’opportunità di provare Coloré, novità assoluta 2016).

POCO MENO DI 2 ORE

GIRO DEL MONDO CON UNA MESSA IN PIEGA

DOVE Da Namu Hair, a Milano (via Fratelli Bronzetti, 25). È il salone-oasi di Marco Rizzi, style director senza nodi e alchimista alla ricerca del principio capace di rivelare i segreti di una chioma vitale.
A FARE CHE COSA Una messa in piega “intercontinentale” o, se preferite, un giro del mondo che dura il tempo di un’acconciatura professionale. Si viaggia attraverso le piante e gli olî che curano e mantengono in salute i capelli. Il biglietto è per due, perché se ballare da sole ci sta, esplorare “appaiate” ha un altro valore.
NEL DETTAGLIO Prima di partire, ovvero a un giorno dall’appuntamento, è bene sottoporsi a una specie di “vaccinazione”: applicare un siero che ha la consistenza del latte condensato e lasciarlo in posa per tutta la notte. A dir la verità, stendendolo sulle punte si ha già la sensazione di andare lontano, perché è a base di olio di macadamia, che porta in California, in Costa Rica, alle Hawaii e in Sudafrica. E poi, contiene l’estratto di orchidea nera: ed è subito Brasile.
Tappa n°1 della traversata: un massaggio rituale che prepara la cute. Direzione: India, grazie all’olio di karanaja mixata al germe di mais; e anche Cina, grazie all’olio di camelia.
Tappa n°2: con lo shampoo si fa una capatina in Giappone e una nella Foresta Amazzonica. L’estratto di alga rossa è l’ingrediente orientale che dà volume a lunga durata; l’estratto di guaranà è l’energizzante che lavora sulle radici e conduce alla macchia verde dell’America Meridionale.
Tappa n°3: è tempo di hair conditioner, è tempo di America Centrale e di Madagascar. Dalla prima arriva il burro di sapote, due volte più ricco di omega-6 rispetto al burro di karitè; dal secondo l’olio raro e prezioso del baobab. Insieme, danno vita alla maschera perfetta.
Tappa n°4: la piega? Che giro dell’oca! Sì, perché spazzola e phon son preceduti da una fiala che contiene:
– estratto di cacao, ovvero le terre che furono dei Maya e degli Aztechi;
– genziana indiana, e cioè le vette dell’Himalaya.

Ultima tappa: di nuovo il Brasile. Il tocco finale è il siero che contiene peptidi della seta e un complesso di olî di palma dall’anima carioca.
PERCHÉ La poetessa Anne Carson sostiene che l’unica regola del viaggio sia non tornare come si è partite. Insomma, bisogna tornare diverse. Questo trattamento di Namu Hair rafforza l’amicizia e rivoluziona la testa.
PAROLA D’ORDINE World tour.
COLONNA SONORA La serie di tre suites per pianoforte Années de pèlerinage di Franz Liszt.
INFO www.namuhair.it.

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10 motivi per vedere subito “Perfetti sconosciuti” (con la nostra Anna Foglietta)

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Perfetti sconosciuti

Perfetti sconosciuti

Se non siete tra i quasi otto milioni di italiani che lo scorso weekend hanno visto al cinema Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese, rimediate al più presto. Anzi, fatelo stasera stessa. Per almeno dieci motivi.
Il primo motivo si chiama Anna Foglietta, nome che evoca un’attrice apprezzata e seria, capace di mettersi al servizio dei personaggi, di passare dai polizieschi ai ruoli comici con nonchalance (e, intanto, sfornare tre figli). Ci ha definitivamente conquistati, quando ha posato davanti all’obiettivo del nostro fotografo Luca Babini. Gli scatti, rigorosamente in bianco e nero, sono a pag. 182 di Glamour Marzo. L’abbiamo anche seguita a teatro, dove ha inscenato i panni difficili e dolorosi di una giovane poetessa, Alda Merini, internata in un ospedale psichiatrico. Prima di parlare con noi, ci ha chiesto dieci minuti per piangere. Sì, piangere. Sempre a pag. 182 di Glamour Marzo potete scoprire perché.

Anna Foglietta. Foto di Luca Babini

Anna Foglietta. Foto di Luca Babini

In Perfetti sconosciuti Anna Foglietta fa la moglie di un altro fuoriclasse del cinema italiano: Valerio Mastandrea. Abitino verde a pois “molto Prada” dalla prima all’ultima scena, caschetto corto e, come tutti i protagonisti del film in testa alle classifiche del box office, un segreto custodito nello smartphone. A essere onesti i segreti sono due, ma per non scadere nello spoiler, ci fermiamo qui. Sappiate solo che la coppia è amica intima di tre coppie: Alba Rohrwacher ed Edoardo, Kasia Smutniak e Marco Giallini, Giuseppe Battiston e X (una promessa è una promessa: niente anticipazioni troppo spinte). Seduti allo stesso tavolo, uno dei membri del gruppo ha un’idea (parecchio sadica): condividere, per il tempo della cena, chiamate, whatsappate e qualunque contenuto si materializzi sullo schermo del telefonino. Superata l’esitazione iniziale, nessuno si sottrae. Così inizia un gioco al massacro. Avete presente le matrioske russe? Ecco, dietro un messaggio che sembra provenire da un collega di lavoro, e dunque apparentemente innocuo, si nasconde una situazione ambigua, che s’ingigantisce sms dopo sms. Dietro la telefonata sbrigativa di un padre che pare limitarsi a dare alla figlia il nome di un chirurgo, si consuma una crisi famigliare. In pochi squilli si scatena l’inferno. I personaggi cadono come birilli, ognuno in maniera diversa. Le certezze si sgretolano. E gli spettatori in sala avvertono ripetuti pugni nello stomaco. Ovvio, c’è chi prende le distanze, sostenendo che l’opera di Genovese sia lontana anni luce da certi capolavori (tipo Il nome del figlio di Francesca Archibugi o Dobbiamo parlare di Sergio Rubini), chi invoca Roman Polanski (parbleu!), chi cambia al volo il pin del cellulare, chi cerca con la coda dell’occhio quello del partner. E poi, c’è chi, appunto, soffre. S’immedesima. Condanna con sdegno: «A loro è successo, a me no, figuriamoci!». S’imbarazza. Ha paura. Riflette sulle parole della Smutniak: «Gli smartphone sono la nostra scatola nera». Pensa a quanto i social network abbiano ridefinito il significato di tradimento.
Vi abbiamo già convinti, al punto che state prenotando i biglietti del cinema? Su, leggete comunque le altre nove motivazioni.

2. Realizzare che Alba Rohrwacher ha un potenziale comico, praticamente taciuto fino a ora.

3. Ritrovare l’Edoardo Leo intenso di Smetto quando voglio.

4. Provare un mix di compassione, rispetto e divertissement quando Giuseppe Battiston esegue una micro sessione di training a metà cena e a metà strada verso casa, perché glielo impone un’applicazione di fitness.

5. Osservare che Valerio Mastandrea sta invecchiando senza nasconderlo e senza perdere un solo grammo di fascino e di bravura.

6. Assistere a una delle più belle telefonate in vivavoce tra padre e figlia adolescente (Marco Giallini e l’esordiente Benedetta Porcaroli) che il cinema italiano abbia prodotto.

7. Ascoltare una colonna sonora equilibrata, compreso un brano cantato da Fiorella Mannoia che s’intitola come il film: Perfetti sconosciuti.

8. Ammirare un’eclissi di luna notevole, che sembra l’ottavo protagonista: è una componente essenziale della storia.

9. Rimanere stupiti di (ri)vedere un cellulare di vecchia generazione fra tanti smartphone supertecnologici e ultramoderni. Si tratta di un Nokia ancora con la tastiera fisica numerica. Nonostante Anna Foglietta riceva una chiamata da Steve Jobs (più o meno), non tutti i protagonisti sono “iphoniani”.

10. Lasciarsi sorprendere dal finale sorprendente.

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Le 10 migliori battute di Claudio Santamaria

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Claudio Santamaria. Foto di Luca Babini

Claudio Santamaria. Foto di Luca Babini

Con lui mi sarei prestata volentieri a un “provato per voi”. Perché, per me, Claudio Santamaria appartiene a quella ristretta categoria di uomini sfacciatamente affascinanti. Più sexy che bello in modo oggettivo. Poi, ha quella voce virile, da conduttore radiofonico di programmi notturni. E quel tipo di saggezza per cui ti rifila certe piccole perle fra le frasi: «Ho in testa la regola di vita di Davy Crockett, eroe del Far West e mito della mia infanzia: “Se sei convinto di avere ragione, procedi fino in fondo”». Come se non bastasse, resta sul podio dei migliori attori che il cinema italiano ha prodotto. L’ultima conferma: Lo chiamavano Jeeg Robot, l’opera prima di Gabriele Mainetti di cui è protagonista (nelle sale dal 25 febbraio) e punto di partenza della nostra conversazione. La trovate a pag. 207 di Glamour Marzo.

La mia passione per Claudio Santamaria ha una data di inizio: 2 febbraio 2001. Al 31esimo minuto (e 55 secondi, per la precisione) de L’ultimo bacio di Gabriele Muccino, in cui interpreta il trentenne disorientato e incazzoso Paolo, piomba stralunato a casa di Alberto (Marco Cocci), un altro della cricca “Non ho ancora capito che cosa fare della vita”, e parte con discorso strepitoso. Io – giuro – lo so a memoria. La prova provata: ve lo riporto qui, testuali battute (nota bene: il linguaggio è crudo). E se poi voleste andarvi a rivedere la scena, sapete esattamente fino a che punto mandare avanti il film.

Alberto: Che è successo?
[…]
Paolo: Ho deciso di partire.
Adriano (Giorgio Pasotti, c’è pure lui): Maddai.

Paolo: Guarda, non mi fare maddai con quella faccia, perché mi viene il nervoso. Stavolta sento che sto a fa’ sul serio. Te invece che stai qua a quest’ora, che cazzo hai fatto? Te lo posso dire io che cazzo hai fatto: hai scazzato di nuovo con Livia. 

Adriano: Eh, non la sopporto più!
Paolo: È una rompicazzo, te l’ho sempre detto. Tu sei infelice. E non provare a dirmi che sei felice, perché rido che mi viene un ictus. No, bello mio: tu non sei felice neanche per il cazzo e c’hai l’80 per cento di motivi per mollare tutto e venire con me. E ci vieni pure te.

Alberto: Dove?

Paolo: Ma sta bono! Ma ti sei visto? Te volevi lavorare a Greenpeace e sei finito a piratare cd-rom e a scoparti ogni sera una diversa, ripetendoci da dieci anni che nonostante tutto c’è qualcosa che ti continua a mancare. E grazie, che cazzo speri di trovare andando avanti a così? Che ti vuoi ritrovare, a 50 anni, patetico e represso, con la vita desertificata, con il riporto? Tu vieni con me e non rompi il cazzo.
Alberto: Non è vero che mi scopo ogni giorno una diversa.
[…]
Paolo: Oooh (batte le mani, ndr)! Lo so che sono anni che lo dico, ma io qui sto sclerando di brutto. Io non ce la faccio più. Io, porco cazzo, svalvolo davvero se resto. O partiamo adesso o non partiamo mai più. Non abbiamo più 20 anni, ma per fortuna di Dio non ce ne abbiamo ancora 40, che a 40 la vita è già bella che andata e l’abbiamo sempre detto.

Da allora, vado in fissa per certe battute di Claudio Santamaria. Perché se le dice lui, mi colpiscono al cuore e mi restano in testa. Qui di seguito le 10 davvero indimenticabili.

1- […] E non provare a dirmi che sei felice, perché rido che mi viene un ictus.

(da L’ultimo bacio, 2001)

2- […] uno non si sente mai libero.

(da Ma quando arrivano le ragazze?, 2005)

3- Me fanno tutti più stronzo de come so’!

(da Romanzo criminale, 2005)



4- In una storia così manca solo il colpo di scena.

(da Aspettando il sole, 2008)

5- Ti ricordi quando ti ho chiesto se sapevi cosa fosse la gelosia? È una malattia, ma presto guarirò…

(da Il caso dell’infedele Klara, 2009)

6- Tranquilla ma’, tutto a posto: stamo a fa’ la lotta!

(da Baciami ancora, 2010)

7- Gli sfiorati possono attraversare cose meravigliose o anche cose terribili, cose che magari gli altri nemmeno vedono. Qui siamo in un altro mondo.
(da Gli sfiorati, 2011)

8- Bisogna essere come pesci nell’acqua, confondersi fra la gente comune.
(da I primi della lista, 2011)

9- Io con questi macellai non ci lavoro più.

(da Diaz – Don’t Clean Up This Blood, 2012)

10- La guerra è una brutta bestia che gira il mondo e non si ferma mai.

(da Torneranno i prati, 2014)

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C’è anche Nike alla Design Week 2016

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Dieci designer internazionali tra i più innovativi. Altrettanti oggetti/installazioni che celebrano il movimento naturale, in una location magica: un labirinto realizzato con scatole bianche di scarpe. Siamo stati a The Nature of Motion, il contributo di Nike alla Design Week 2016, ovvero il meglio della primavera meneghina.

DOVE Negli spazi di via Orobia 15, a due passi dalla Fondazione Prada.

QUANDO Fino al 17 aprile.

IL PROGETTO PIÙ ROCK La batteria firmata dall’italiano Martino Gamper, che ci ha raccontato tra un assolo e l’altro: «Non volevo realizzare una sedia, un tavolo o qualcosa che si sarebbe comunque vista in questi giorni dedicati all’abitare. Così, ho pensato a come rendere animato un oggetto statico che uscisse dal “mio seminato”. Il ritmo è movimento. Il ritmo è suono in movimento. Da lì, questi tamburi rivestiti per la prima volta con tessuti tecnici Nike Flyknit e allacciati a cornici di compensato laminato con le stringe del brand made in Usa». Funzionano bene. «Tolgono un po’ di volume. È leggermente più faticoso suonare. Ma del resto, anche i Beatles mettevano un asciugamano sulla batteria per un effetto ammortizzato».

IL PROGETTO PIÙ POP Le lampade da terra oversize in metallo di Enrica Cavarzan e Marco Zavagno, ovvero il duo creativo Zaven, ispirate a diversi sportivi in azione e in tensione: tre runner, un cestista, un tuffatore e un atleta di tiro con l’asta. «Noi abbiamo disegnato la texture dei diffusori e un artigiano l’ha cucita insieme». Prossima tappa della loro “corsa” al design: «Altri oggetti evocativi, creati con estrema libertà e capaci di mixare discipline diverse».

IL PROGETTO PIÙ SURREALE L’installazione dell’inglese Max Lamb: pesanti blocchi di marmo (davvero pesanti, tipo 3,6 tonnellate), alluminio e poliestere, che levitano senza alcuno sforzo su un campo di aria compressa. In pratica, si muovono con tocchi leggerissimi, stravolgendo la percezione di peso, gravità e fatica.

IL PROGETTO PIÙ APPREZZATO DAI DESIGNER Le sedute/puf dell’olandese Bertjan Pot. Supercolorate, sono state realizzate con le camere d’aria di automobili, carriole, camion, trattori, e rivestite manualmente con le stringhe delle scarpe (Nike, s’intende).

IL PROGETTO PIÙ GLAMOUR La sedia microclimatica dell’architetto americano Greg Lynn: grazie a dei sensori integrati ad hoc, misura la temperatura corporea di chi si siede e attiva un sistema di riscaldamento/raffreddamento intelligente.

GLI ALLENAMENTI SPECIAL EDITION Oltre alla mostra “The Nature of Motion”, Nike intensifica le sessioni di training fino al 16 aprile. Gratuite, aperte a tutti e guidate da coach professionisti, consentono ai runner di esplorare – di corsa, ovvio – i punti chiave del Fuorisalone.
Oggi, giovedì 14, l’appuntamento è in via Orobia 15 alle 20.00, per un allenamento che mixa il jogging ad altri esercizi di fitness.
Domani, venerdi 15, stessa cosa, sempre in via Orobia 15, alle 8.00. Alle, 19.15 iniziano le run dal NikeLab, in via Lanza 1.
Sabato 16, ritrovo in via Orobia 15 alle 15.00  (e dopo è previsto il live del deejay Daphni b2b Floating Points).
Per partecipare, occorre registrarsi al seguente link: nike.com/milano.

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Gli Have a Glamorous Weekend 2016 si concludono a Padova. Per ora. Qui i momenti più belli (video e gallery)

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Per tutto il giorno, un’infilata di eventi e di iniziative speciali in un centinaio di store del centro. La sera, un party esclusivo in un palazzo da favola. Dopo Bari e Bologna, gli Have a Glamorous Weekend (per i social #HAGW16) sono arrivati per la prima volta a Padova, per l’ultima tappa dell’edizione numero 4. È stato un vero successo. Et voilà i motivi in pillole. E una piccola anticipazione del tour che verrà.


Il notevole tasso di glam dei negozi

Ormai lo sapete bene, il sabato firmato #HAGW16 è all’insegna dello shopping non-stop, speciale, diverso dal solito.
Intanto, perché il direttore di Glamour Cristina Lucchini è in tour, uno store via l’altro con la redazione al seguito e una guest star d’eccezione: questa volta, l’attrice Francesca Cavallin. Senza dimenticare la presenza delle istituzioni locali: nella città veneta, il Vice Sindaco Eleonora Mosco e il Presidente di Confesercenti Nicola Rossi, e voi lettrici che accorrete sempre numerose (grazie!).
Poi, perché chi aderisce all’iniziativa si impegna a vendere in modo originale (per davvero), tra vetrine animate, happy hour, stylist, promozioni ad hoc. E abbiamo scoperto che quanto a ingegno, creatività ed entusiasmo i padovani sono maestri.
Così nella boutique Hydrogen è stato distribuito un omaggio floreale alle clienti, sposando il tema di questa edizione primaverile degli Have a Glamorous Weekend. Da Liu Jo Store la fashion editor Francesca Piovano le ha aiutate a comporre il look ideale con “consigli d’autore”. Da Stefanel e da Ferrari Luca Gioielli (rivenditore del marchio Rosato) gli acquisti sono stati accompagnati da brindisi e aperitivi. Nel negozio O Bag si è potuto trovare una selezione dei prodotti preferiti dalla redazione. Nella profumeria Douglas, in vetrina una modella ha mostrato il rituale di bellezza serale Esteée Lauder, main sponsor; nel frattempo, in Rinascente, i make-up artist Estée Lauder hanno truccato senza sosta chiunque volesse un maquillage dal tocco glam e hanno mostrato i benefici della nuova maschera tecnologica Advanced Night Repair (per saperne di più: www.mybeautynight.it). Tra le creazioni preziose e i bijoux della Galleria Davila 8, la scrittrice e astrologa Alessia De Luca ha consultato le stelle per individuare il gioiello perfetto per ogni segno zodiacale. Nel pop-up store di QVC (canale 32 digitale terrestre e tivùsat – canale 475 Sky) le discovery bag piene di sorprese sono andate a ruba.

Il fuoriprogramma culturale al Palazzo della Ragione
Fra un negozio in festa e l’altro, il Vice Sindaco Eleonora Mosco ci ha portato a visitare uno degli edifici più significativi della città: il Palazzo della Ragione, detto anche “Il Salone”, che divide le due grandi piazze delle Erbe e delle Frutta. Soffitti che tolgono il fiato, la pietra del Vituperio e il gigantesco cavallo ligneo, copia rinascimentale di quello di Donatello. Trovate un assaggio nella gallery.

Il superparty a tema fiori
Come vuole il format 2016, ogni Have a Glamorous Weeekend si conclude con una festa, esclusiva, su invito, a tema flower power. La location? Cool e insieme romantica: il centralissimo Palazzo San Bonifacio è stato perfetto, animato per l’occasione dal deejay Christian Lena e allestito da Kartell, sponsor tecnico. Gli invitati? Rappresentanti delle istituzioni, direttori dei negozi coinvolti, glam setter locali, web influencer, top manager, facce inconfondibili e vincenti della città. E poi, l’attrice Francesca Cavallin, che ha concluso in bellezza la serata scatenandosi in pista e un’altra special guest: la modella Catrinel Marlon. Entrambe sono arrivate a bordo della Lancia Ypsilon e hanno rinfrescato il trucco nel corner Estée Lauder.

Prossimo appuntamento: novembre 2016
Alla fine, prima dell’ultimo ballo, il pensiero è andato agli Have a Glamorous Weekend che verranno in autunno, per la precisione a novembre. Perché, come ha detto il direttore Cristina Lucchini,«i negozianti hanno proprio bisogno di questo tipo di iniziative». E Daniela Pistoia, Training Manager di Estée Lauder Italia, main partner, ha aggiunto: «Partecipando agli #HAGW16 abbiamo sperimentato qualcosa di davvero nuovo. E ci siamo divertiti». Dunque, a presto.

Riprese e montaggio video: Nicola Zini @ Basement.
Foto: Gianluca Carraro @ Basement.
Video interviste: Chiara Oltolini.

 

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Trucco e capelli: come abbinarli per avere un perfetto total beauty look

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Dice un’amica saggia: «Se il diavolo sta nei dettagli, la perfezione risiede nell’insieme». Eppure, gli hair stylist che sono anche make-up artist (o viceversa) e, dunque, capaci di un vero total beauty look, si contano sulle dita di una mano. Come Giulio Panciera ce ne sono pochi, anzi pochissimi. È partito dal maquillage, per poi imparare a rivoluzionare le teste in base a quello. Non ci ha impiegato molto a capire che «trucco e capelli devono andare a braccetto: il fascino è armonia, equilibrio». L’abbiamo incontrato a Parigi. Tema della conversazione: gli abbinamenti di bellezza. Perché, se la gonna tre quarti e le ballerine schierate in tandem non risultano il massimo, pure il caschetto riccio + l’ombretto colorato non è la combo beauty ideale.
Ecco, quindi, gli accostamenti giusti per l’estate 2016. E un consiglio per evitare scivoloni di stile.

1.
IL CURLY BOB + IL ROSSETTO SCURO

In tempi di boccoli elastici e corposi anche tra le lisce di natura, di onde à gogo e di pieghe afro da condividere su Instagram purché medie oppure corte, la trousse deve essere essenziale, basica: via ombretti coloratissimi and Co., addio alle matite per gli occhi; conservate solo: 1) il fondotinta dalla texture iperleggera, che uniforma  ma non copre; 2) il correttore in stick per correggere in modo mirato le imperfezioni; 3) il rossetto dark mat (dal bordeaux al mattone fino al viola).

2.
LO CHIGNON + L’EYELINER IN TUTTE LE SALSE

Che sia alto, basso, mezzo, spettinato in versione wild e da ballerina poco importa: lo chignon si conferma l’hairdo più chic della stagione calda. Ciò che conta è il maquillage a cui si accompagna: BB cream (dimenticate i prodotti in polvere) che scivolano sulla pelle regalandole un effetto glow e 
l’eyeliner con cui sbizzarrirvi (vale sia la riga potente alla Amy Winehouse sia quella sottilissima che c’è ma non si vede).

3.
LA FRANGIA + IL CONTOURING LIGHT

Quella alla Alexa Chang, che si porta di lato e arriva almeno alla metà del naso (di conseguenza, siete autorizzate a chiamare tranquillamente “ciuffo”), è il modello del momento. Però, attenzione: diventa fondamentale la definizione dei contorni del viso. Allora, sì a un contouring leggero. Tradotto: non è il caso di prendere ripetizioni dalle sorelle Kardashian, basta concentrarvi sugli zigomi, da sottolineare con un blush color mattone. Completate il look con mascara, eyeliner sfumato a piacere o matita marrone.

4.
CAPELLI SANI + EFFETTO NO MAKE-UP

Poche storie: più la chioma è in salute, più il trucco nude ci guadagna. Il segreto per ottenerla – sempre secondo Giulio Panciera, che  ha conquistato celebrities del calibro di Alessandra Ambrosio, Valeria Golino, Isabelle Huppert e Charlotte Rampling – si chiama Pro Fiber di L’Oréal Professionel, il primo trattamento ricostituente a lunga durata riattivabile all’infinito. Funziona così: in salone la rigenerazione è immediata una volta al mese, a casa lo shampoo e le monodosi Re-Charge prolungano il risultato. Tre le linee: Rectify, per riparare i capelli danneggiati a livello della cuticola; Restore, che agisce anche sulla corteccia; Reconstruct, per le teste più rovinate. La quarta arriva a maggio ed è specifica per i capelli fini (Re-create).

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Tutte (o quasi) le acconciature di Mariacarla Boscono

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I FATTI È il 1997. Mariacarla Boscono frequenta il liceo linguistico nella sua città, Roma. È ancora lontana dal diventare modella-icona (copyright models.com). Comme des Garçons le propone un signor contratto, con tanto di esclusiva. «E io mica lo conoscevo, Comme des Garçons», racconta a Glamour. «Per il “colloquio”, mi sono comprata un paio di scarpe che sembrava uscito dal guardaroba di Mary Poppins. Subito ho fantasticato: ah, sfilerò con un tubino giallo, bocca disegnata alla perfezione e boccoli iperfemminili, tipo Claudia Schiffer nelle foto di Richard Avedon. Hai presente? Invece… Invece, mi ritrovo con un abito-scultura e una cresta in testa». E l’hair style story di Mariacarla, 36 anni il 20 settembre, testimonial Redken, è segnata. Seguono tagli audaci e nuance strong, acconciature di carattere e cofane-impalcature che assomigliano a opere d’arte. In passerella certo, ma anche nella vita vera.
Coraggiosa? Ovvio. Divertita dai cambi di look? Di sicuro. Consapevole che a lei sta bene tutto, pure una cresta da gallo? Sì, dai. La gallery che abbiamo preparato conferma.

I TAGLI Un caschetto d’ispirazione Valentina di Crepax rasato sulla nuca; un pixie anni Venti (molto difficile anche per la top, diciamolo); un corto cortissimo “alla maschietta”. E ancora, un quasi-bob sfilato con frangetta, un mullet direttamente dagli Eighties. Fino all’attuale lungo, con riga al centro, più o meno scalato, spesso con un accenno di mosso oppure con onde definite. Mariacarla Boscono, specie in passato, non ha lesinato in haircut grintosi, estremi, incapaci di passare inosservati. E a ogni nuovo haircut, un nuovo colore: corvino da gothic diva, castano ramato, miele e biondo freddo. Sembra mancare all’appello il rosso e l’argento di tendenza. «Non penso proprio di provare quest’ultimo! Mi costringerebbe a tenere il viso sempre ben truccato: una schiavitù che non si addice a una donna pratica come me», spiega a pag. 262 di Glamour maggio, interamente dedicato alla beauty. La sua nuance naturale? Castano chiaro, quasi dorato. Ultimamente, non si allontana dal nero intenso e lucido. La tinta? «Per forza, ogni due settimane».

I RACCOLTI L’hair style story di Mariacarla racconta di cofane elaborate, accessoriate, e di raccolti più discreti, destrutturati, morbidi, addirittura spettinati, tipo top knot e cipolle basse sulla nuca. Non mancano le code di cavallo, soprattutto centrali con capelli tirati indietro effetto wet o con ciuffo laterale. Sì ai codini alti, che ricordano quelli di Emma Lee Bunton delle Spice Girls, su base riccia però; e sì alle trecce: d’ispirazione Mercoledì della famiglia Addams oppure realizzate solo sulle punte e precedute da un’abbondante cotonatura. Belle le acconciature anni Sessanta e Settanta, ipervoluminose, che fanno assomigliare la Boscono a Monica Vitti. Di grande impatto anche gli styling stile afro e dal mood Marie Antoinette di Sofia Coppola.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti. E per tutti i beauty look.
Lasciatevi ispirare.

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Carol Alt: foto, ricordi, tricks beauty

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Carol Alt sta agli anni Ottanta come Gisele Bündchen sta agli anni Duemila. Oltre cinquecento copertine dei magazine di tutto il mondo: da Harper’s Bazaar a Sport Illustrated, da Vogue a Cosmopolitan. Life l’ha definita “Il volto da un milione di dollari” e Playboy “La donna più bella sulla faccia della terra”. Senza contare la carriera al cinema: una trentina di film, tra cui i cult di Carlo Vanzina Via Montenapoleone e I miei primi 40 anni.
Eppure, la felicità vera per lei è adesso che è approdata a un’altra vita. Una vita sana. Grazie al crudismo, affrontato con mezzi scientifici e grande attenzione alla freschezza dei prodotti. Risultato: la ex supermodella è più in forma che mai.
Ecco perché sono volata a New York con una domanda (e parecchi fogli bianchi per prendere appunti): come si fa ad avere 55 anni e dimostrarne una quarantina?
Carol Alt è stata generosa nelle risposte. Le trovate a pag. 140 di Glamour maggio.
Qui, invece, c’è una gallery che è un viaggio nel tempo: Carol diciottenne, Carol cover girl, Carol attrice, Carol oggi. «Guardatemi – dice -: sono davvero più in forma ora dei momenti in cui sono state scattate quelle foto».

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10 donne per 10 film per 10 auto (+1)

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L’ultima, in ordine di tempo, è Micaela Ramazzotti. Ne La pazza gioia di Paolo Virzì guida sgangherata per fuggire da una casa di cura psichiatrica. Al suo fianco, in versione copilota, c’è Valeria Bruni Tedeschi. Le due protagoniste, diversissime ma simili nella sensibilità, a bordo di un’auto vintage color rosso fuoco, puntano dritte al mondo dei “sani”. E così allungano l’elenco delle donne che il grande cinema mette al volante. Magari, non sempre sciolte e con il piede leggero. Magari, non sempre su bolidi fiammanti o su city car tanto maneggevoli quanto stilose (tipo la SEAT Mii made in Barcellona, che si conferma la migliore alleata negli spostamenti in città). Ma, poco importa: queste donne riescono comunque a bucare lo schermo. Qui le altre 9 davvero indimenticabili secondo la redazione di Glamour, rigorosamente in ordine di uscita nelle sale, dal film più recente al più vecchio.

1. RUSH (Ron Howard, 2013)


AL VOLANTE Da un’aspirante moglie di un pilota di Formula 1 ci si aspetta, forse, una dose di competenze automobilistiche. E una certa abilità di manovra. Non è il caso di Marlene Knaus (Alexandra Maria Lara), la signora Niki Lauda (Daniel Bruehl). Breve cronaca del loro primo incontro: lei dà un passaggio a lui e… rimangono a piedi.
Niki Lauda: «Senti quel rumore quando acceleri?».
Marlene Knaus: «No».
Niki: «La cinghia è logora».
Marlene: «La che?».
Niki: «E quando freni, il piede va giù fino in fondo: vuol dire che c’è aria nel sistema».
Marlene: «Qualcos’altro?».
Niki: «No. A parte i freni posteriori un po’ usurati. E la gomma anteriore destra è sgonfia, il che spiega perché sbandi tanto».
Marlene: «E tu come lo sai?».
Niki: «Le mie chiappe».
[…]
Marlene: «In questo caso si sbagliano. La mia macchina è a posto, ho fatto il tagliando una settimana fa. È come nuova. Rilassati».
STILE DI GUIDA Ingenuo.


2. THE TWILIGHT SAGA: NEW MOON (Chris Weitz, 2009)
AL VOLANTE La vampira Alice Cullen (ovvero Ashley Greene) ha una missione: accompagnare Bella Swan/Kirsten Stewart dall’amato Edward Cullen/Robert Pattinson prima che lui commetta l’errore più grande della sua eternità. Allora, via: veloce come il vento verso Volterra! E pazienza se l’umana seduta accanto a lei sembra parecchio terrorizzata: oltre alla cintura di sicurezza, si aggrappa al vano del cruscotto per tutta la corsa.
STILE DI GUIDA Disperato.

3. UN MATRIMONIO ALL’INGLESE (Stephan Elliott, 2008)
AL VOLANTE Jessica Biel è Larita Huntington: americana, misteriosa, disinibita e campionessa di auto veloci. Tutte qualità che non mandano in visibilio la nuova suocera, la più classica delle matrone inglesi di fine periodo vittoriano: arcigna, snob, tagliente, gelosa del figlio. A quest’ultimo – interpretato da Ben Barnes – piacciono eccome, specie la passione della neo-mogliettina per i motori. Nelle scene in cui sfreccia vestita con la pelliccia bianca, i guanti di pelle e la cuffia anni Venti calata sul caschetto biondo freddo, lui la guarda rapito dal posto del passeggero, ma lei rimane concentrata sulla strada.
STILE DI GUIDA Superprofessionale.

4. LE PAGINE DELLA NOSTRA VITA (Nick Cassavetes, 2004)
AL VOLANTE Quando sei a un passo dal matrimonio con un uomo bello e potente ma il destino ti mette sulla strada il primo amore della vita (che, tra l’altro, è Ryan Gosling), cosa fai? Salti in macchina e lo raggiungi subito. Ovviamente, sei emozionata: i tuoi parcheggi si lasciano un po’ a desiderare, centri pure la staccionata della casa che lui ha costruito per te. E che sarà mai: sei Rachel McAdams nei panni di Allie Hamilton e stai per dare il bacio con cui vincere gli MTV Movie Awards 2005.
STILE DI GUIDA Eccitato.

5. KILL BILL VOL 2 (Quentin Tarantino, 2004)
AL VOLANTE Uma Thruman è ancora più tosta in bianco e nero, su un’elegante decappottabile, nella parte di Black Mamba/La Sposa, mentre procede decisa verso Bill, la sua vittima predestinata. Il vento nei capelli, la strada che si allontana alle spalle, il sottofondo musicale di Goodnight Moon (Shivaree) e la fedele katana al posto di una qualunque compagna di viaggio.
STILE DI GUIDA Sicuro.

6. VANILLA SKY (Cameron Crowe, 2001)
AL VOLANTE Julie (alias Cameron Diaz) è di quelle donne con la speranza che, prima o poi, l’amico di letto si innamori perdutamente; in altre parole: che dall’ottimo sesso nasca un profondo  sentimento. Peccato che non succeda spesso. E, infatti, non succede neppure tra lei e David Aames/Tom Cruise. Sofia/Penélope Cruz contribuisce a mandare all’aria il progetto. Julie perde la testa. Va a cercare David. Gli offre un passaggio, candida, gentile e seduttiva come se nulla la turbasse. Poi, ingrana la quarta, accelera, smette di considerare l’esistenza dei freni. Dopo pochi frame, lo schianto.
STILE DI GUIDA Estremo.

7. IL MATRIMONIO DEL MIO MIGLIORE AMICO (P. J. Hogan, 1997)
AL VOLANTE Eccola di nuovo, Cameron Diaz. Ancora alle prese con la gelosia e un piede un po’ pesante. Il suo fidanzato (Dermot Mulroney) pensa bene di invitare alle nozze l’ex storica (Julia Roberts), perché si spaccia per best friend. E a chi tocca andarla a recuperare in aeroporto a mo’ di autista? Alla biondina, ovvio. Che, tra la tensione dell’incontro e i preparativi per il matrimonio, sembra una mina vagante: va a tavoletta in autostrada, passa da una corsia all’altra senza ritegno (e senza freccia), imbocca l’uscita troppo tardi.
STILE DI GUIDA Fuori controllo.

8. THELMA & LOUISE (Ridley Scott, 1991)

AL VOLANTE Doveva essere un weekend fuori città tra due amiche che vogliono staccare la spina dalla routine troppo stretta e ritrovare se stesse. Diventa una delle fughe on the road più emozionanti della storia del cinema. A bordo di una vecchia cabriolet azzurra metallizzata, Susan Sarandon e Geena Davis cantano, ballano, rapinano un supermercato, scappano dalla polizia, attraversano quasi mezza America. Fino all’ultimo folle gesto: lanciarsi con la macchina a tutta velocità verso il precipizio.
STILE DI GUIDA Pima rilassato, dopo scatenato.

9. PRETTY WOMAN (Garry Marshall, 1990)

AL VOLANTE Una squillo squattrinata che padroneggia un bolide sulla Hollywood Boulevard meglio di un affarista miliardario abituato alle auto di lusso. Ovvero, Vivian/Julia Roberts che parte alla conquista di Edward Lewis/Richard Gere a suon di informazioni tecniche degne di un ingegnere meccanico: cavalli, potenza, ripresa, cambio… È pretty woman, bellezza!
STILE DI GUIDA Esperto.

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Un selfie, un’auto, una stylist

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La SEAT Mii.

La SEAT Mii.

Metti un pomeriggio di shopping a Roma. Aggiungi uno stylist della redazione a tua completa disposizione per crearti quanti total look su misura desideri. Completa il tutto con una city car che ha il glamour dentro e fuori e che ti accompagna in qualunque negozio tu voglia. Succede alla vincitrice dello scouting firmato SEAT Mii #cogliloccasione.
Partecipare è facile: clicca qui, visita la sezione dedicata a SEAT Mii e, fino all’8 giugno, invia un selfie (ma anche una foto va bene) che esprima al meglio il tuo stile. Sbizzarrisciti, sii creativa, punta su un dettaglio, su un accessorio, oppure concentrati su una frase. A noi il compito di scegliere lo scatto migliore!

Se sei in cerca di ispirazione o suggestioni, ecco 10 profili Instagram che del selfie di stile hanno fatto il loro punto di forza (in rigoroso ordine di follower conquistati).

1. LA REGINA INDISCUSSA

Chiara Ferragni: @chiaraferragni
2. LA PRINCIPESSA

Kristina Bazan: @kristinabazan
3. LA PIÙ ROMANTICA
Sonia Esman: @classisinternal
4. ILLUSTRAZIONI, CHE PASSIONE
Tavi Gevinson: @tavitulle
5. LA PIÙ GLAMOUR
Linda Tol: @lindatol_

6. SPECIALITÀ CLOSE-UP
Lauren Faye: @c_l_o

7. LA PIÙ VINTAGE
Jaja Hargreaves: @julystars
8. QUESTIONE DI BEAUTY 1
Eleanor Pendleton: @eleanorpendleton
9. BLACK, WHITE AND PINK

Grace Jayde: @gracejayde

10. QUESTIONE DI BEAUTY 2

Lolita says so: @emmahoareau

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Non mi basta che un’auto sia simpatica

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SEAT Mii

SEAT Mii

Tra me e Mafalda, il bello è solo l’inizio. Mafalda è la mia citycar. Di primissimo pelo proprio no, ma ancora ruspante. Ha acquisito il fascino della seconda occhiata, che si rivela nell’istante in cui l’accendi e la senti grintosa. Poi, però, quel fascino svanisce. Chilometro dopo chilometro, comincio a non tollerare il suo essere essenziale, la sua anima minimalista: i cassetti portaoggetti non portano oggetti perché inesistenti o quasi; lo spazio per riporre l’iPhone è a misura del Nokia più piccolo della storia (l’8310, per chi se lo ricorda) e lo smartphone scivola irrimediabilmente sotto il sedile del passeggero; il vano per la bottiglia d’acqua, poi, è fai-da-me, nel senso che la incastro tra il freno a mano e la leva per regolare la seduta. Una volta a destinazione, fra me e Mafalda segue una terapia a scalare del rapporto: meno tragitti e sempre minore durata, fino a scivolare nella “castità”. Sì, ci prendiamo una pausa. Ma dura giusto il tempo di sentire la mancanza l’una dell’altra. Allora torniamo insieme sulla strada. E ricomincia il viaggio.

Se pensate che appartengo alla categoria di donne a cui non importa dell’auto superaccessoriata al momento dell’acquisto; di signore e signorine entusiasmate più dal colore (metallizzato) del mezzo che dalle prestazioni, più dalla carrozzeria che dall’allestimento; beh, se è questo che pensate, avete ragione. Ed è assurdo, perché l’ossessione per i dettagli è femmina. Pronta a puntino, sono capace di stare davanti allo specchio un tempo infinito impantanata sul paio di scarpe da sfoggiare. Divento paranoica in fatto di millimetri di capelli da tagliare. Tiro fuori una determinazione ferrea nell’individuare la nuance di rosso che distoglie l’attenzione dalle occhiaie.
Eppure, di fronte a quattro ruote, puff: quella stessa ossessione per i dettagli si dilegua. Poco importa che il compagno (della vita o del mese) sia un ingegnere meccanico, reciti a memoria i sette episodi di Fast and Furious e cerchi di trasmettere conoscenza e consigli. Vale come un due di picche a briscola la lettura di prove su strada nella sala d’attesa del dentista. Non contano le info tecniche che sciorina il concessionario (e il numero di portaoggetti che mostra nel cruscotto). Certi particolari passano in secondo piano.

Fino a che l’amica (oppure la collega) mi dà uno strappo a casa con la sua SEAT Mii. Lì, seduta accanto a lei, si risveglia la mia passione per i dettagli, tanto stilosi quanto utili, come una lampadina che si accende. Lì, tutto è al posto giusto, nemmeno si trattasse di una citycar tailor-made, sì “su misura”. Sulla compatta spagnola, smartphone (di qualunque dimensione), monete, Viacard e penne trovano il loro posto ideale nella console centrale, in uno spazio piccolo ma sfruttato con intelligenza: un vano portaoggetti multifunzione che fa parte della gamma di accessori originali con cui personalizzare al massimo l’auto. Nei pannelli delle portiere stanno comode bottiglie da un litro e mezzo oppure ballerine di scorta per donne previdenti (lo stiletto, si sa, diventa una tortura) o, ancora, trousse da viaggio per ritoccare il make-up (a motore spento, s’intende). Anche il bracciolo, tocco finale da aggiungere alle dotazioni, nasconde un contenitore che sembra fatto apposta per riporre smalto e solvente ad azione rapida con pack a immersione. Nel bagagliaio, poi, ci si può dimenticare la borsa della palestra, la sacca dell’ultimo weekend fuori porta e intanto svaligiare il reparto di abbigliamento di un grande magazzino: è da record e non te lo aspetti.

Lì, seduta sulla SEAT Mii, davvero curata nei minimi dettagli, accanto all’amica (o collega), realizzo che, tra me e Mafalda, il bello può essere sempre e solo l’inizio.

Gli interni di SEAT Mii

Gli interni di SEAT Mii

Ps. Per scoprire la quattro posti made in Barcellona in modo speciale, segna in agenda: a Roma, l’11 giugno in Largo dei Lombardi e il 18 in piazza del Popolo, c’è il corner SEAT Mii, dove sono in programma divertenti attività e belle sorprese.
E non dimenticare ti partecipare allo scouting firmato SEAT Mii #cogliloccasione. Puoi vincere un pomeriggio di shopping nella capitale, accompagnata da uno stylist della redazione, a bordo della citycar che ha il glamour dentro e fuori. 
Per partecipare: clicca qui, visita la sezione dedicata a SEAT Mii e, fino all’8 giugno, invia un selfie (ma anche una foto va bene) che esprima al meglio il tuo stile. Sbizzarrisciti, sii creativa, punta su un dettaglio, su un accessorio, oppure concentrati su una frase. A noi il compito di scegliere lo scatto migliore!

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Così hai sempre la misura giusta

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SEAT Mii

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Ci sono le dimensioni che contano, e parecchio. Ci sono quelle che no, non fanno poi tanta differenza. Ci sono le misure del piacere. Ci sono quelle che complicano la giornata.
Qui in redazione ci siamo divertite a stilare l’elenco delle “taglie” giuste. Centimetro alla mano, abbiamo applicato la matematica alla quotidianità. Però, non scaldatevi troppo: non siamo entrate in camera da letto.

1. 


LA IT-BAG INSEPARABILE: 34 (L) x 34 (H) x 13 (W) cm
Grande. Anzi, maxi. Così da ospitare il nostro “mondo”, compreso: il computer portatile da 13 pollici, la trousse e il romanzone del momento, ovvero Preparativi per la prossima vita di Atticus Lish (560 pagine).

2. 


LA POCHETTE SENZA PENSIERI: 26,5 (L) x 15 (H) x 7 (W) cm
Per essere davvero senza pensieri, deve stare alla larga dalla regola: “tirare fuori tutto, quando serve una cosa sola”. E poi, deve riuscire a contenere:
– lo smartphone. Se escludiamo i modelli XL, i cosiddetti “padelloni”, adesso i più gettonati hanno un display da 4,7 pollici e, quindi, un ingombro medio di 6,7 (L) x 14 (H) centimetri;
– la matita per gli occhi. In genere, nuova di zecca è lunga 11 centimetri;
– il gloss per le labbra. Altri centimetri preziosi se ne vanno: almeno 6,5 di lunghezza e poco meno di un paio di diametro;
– 1 pacchetto di fazzoletti di carta;
– 1 documento + 1 carta di credito + contanti.

3. 


IL TACCO SENZA FATICA: 11,5 (H) x 3 (di plateau) cm
S’intende a colonna (non a spillo, parbleu), con plateau fasciato come tomaia mai sotto i tre centimetri. E allora sì, s’indossa h24.

4. 

LA TROUSSE ALL-IN ONE: 22 (L) x 12 (H) x 9 (W) cm
Concorderete con noi che, in materia di beauty case, le taglie piccole non pagano. Basti sapere che giusto una confezione di acqua micellare da 400 ml (guai a rimanere senza) porta via ben 18 centimetri in altezza e quasi 7 in larghezza.

5.


LA VALIGIA DA WEEKEND: 35 (L) x 55 (H) x 25 (W) cm
Anche in fatto di bagagli, è quasi impossibile applicare il principio “less is more”. Allora, meglio un trolley a misura di compagnie aeree di bandiera e guadagnare centimetri preziosi.

6. 


GLI SHORTS CHE NON ESAGERANO: 35 (L) cm
Troppo short? Per carità! Perché i micropantaloncini siano sexy ma non hot, si scelgono a vita alta e dall’ombelico si calcolano 35 centimetri. Sopra i 25? Soltanto per chi può esibire uno stacco di gamba alla Daisy Duke, la protagonista del famoso telefilm anni ’80 Hazzard, che li indossava in versione jeans strappato.

7.
IL TABLET CHE NON “PESA”: 13,5 (L) x 20 (H) x 6 (P) cm

Nonostante le tavolette del momento siano le 2-in-1 (alle quali si aggancia una tastiera per trasformarle in laptop di tutto rispetto), preferiamo la comodità di un modello compatto da otto pollici: per guardare in spiaggia la seconda stagione della serie Marco Polo (dal 1° luglio su Netflix) o recuperare in aereo le ultime puntate di The Catch (ogni lunedì sera su FoxLife).

8. 


LA TV DA EUROPEI DI CALCIO 2016: 145 (L) x 83,5 (H) x 11 (P) cm
Sono appena cominciati e meritano un televisore da 65 pollici, possibilmente UltraHD e capace di una riproduzione dei colori fino a 64 volte superiore rispetto agli apparecchi tradizionali. Un paio di esempi? Il curvo Samsung KS9000 e il Philips serie 7180.

9. 

L’AUTO A PROVA DI MICROPARCHEGGI: 3,5 (L) x 1,47 (H) x 1,6 (W) metri
La situazione: sabato, orario aperitivo, zona dei locali in una grande città, tipo Milano.
La questione: posteggiare la macchina. Eh no, non in un parcheggio a pettine, bensì a nastro: il più bastardo, perché le automobili devono essere disposte una dietro l’altra e lo spazio per ciascuna è davvero risicato (alla faccia delle misure minime, ovvero cinque metri di lunghezza).
La soluzione: SEAT Mii, la quattro posti created in Barcellona piccola fuori e spaziosa dentro.  Compatta quanto serve, agile che più di così non si può, lei semplifica davvero la vita di chi si sposta parecchio. Anche grazie al suo sapere tecnologico: dal computer di bordo al bluetooth, e alle sue soluzioni intelligenti: dal motore a basso consumo al sensore di parcheggio posteriore.

10. 

IL BAGLIAIO DELL’AUTO A PROVA DI SHOPPING SELVAGGIO: 251 litri

Quello della SEAT Mii è sorprendentemente ampio, il più ampio della categoria city car: è capace di ospitare tre trolley da bagaglio a mano o una quantità sproposita di shoppers e sacchetti. Se volete misurarlo anche voi, l’appuntamento è allo speciale corner SEAT Mii, sabato 18 giugno, a Roma in Largo dei Lombardi: #cogliloccasione.

Legenda:

L= lunghezza
H = altezza
W= larghezza
P= profondità/spessore

 

SEAT Mii

SEAT Mii

 

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Quanto ci mancano gli hairstyles di Betty Draper (alias January Jones)

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January Jones per Nutritive Kérastase

January Jones per Nutritive Kérastase.

Da un anno siamo orfani di Mad Men, la serie tv che ha raccontato magistralmente i rampanti pubblicitari della New York dei Sessanta. E ci manca, vero? Ci mancano le innumerevoli sbronze di Don Draper (Jon Hamm) e i pisolini sul divano dell’ufficio in Madison Avenue. Ci mancano i cazzotti sul muso di Pete Campbell (Vincent Kartheiser) e le perle di scorrettezza di Roger Sterling (John Slattery), come: «Vado, devo imparare i nomi di un sacco di persone prima di licenziarle». Poi, ci manca Betty, Betty Draper (January Jones): per i suoi momenti di follia, tipo quando ha imbracciato il fucile e ha sparato ai piccioni del vicino di casa in vestaglia rosa cipria; per il suo rivelarsi una grande femminista. E anche per i suoi hairstyles: onde definite al millimetro su una capigliatura a tutto volume oppure cofane-alveare più solide dei grattacieli di Manhattan o, ancora, bigodini eletti a migliori amici. Risultato: in sette stagioni, per un totale di 92 episodi, è difficile ricordarla mentre passa una mano tra i capelli biondissimi e, per un breve periodo, nerissimi. Si fa in fretta a contare le scene in cui gioca e rigioca con le ciocche.

Per chi non ci credesse, e pure per chi si stesse struggendo di nostalgia, su Sky Box Sets – il database dei telefilm di Sky – Mad Men è diventato disponibile, dalla prima all’ultima puntata. Scommettiamo che pizzicare Betty con le dita in pettinature che sembrano capolavori non è impresa facile?

E pensare che, tolti i panni della signora Draper, January Jones è spesso lì a “pungolare” la sua chioma. Racconta: «Quando sono nervosa, ansiosa o anche emozionata, sposto di frequente e inconsapevolmente i capelli dietro l’orecchio; ecco perché chiedo ai parrucchieri di non lasciarmeli liberi lungo il viso per i red carpet. Persino nel traffico, mentre guido, mi massaggio la testa». E, ovvio, nella campagna della rinnovata linea di hair care Nutritive di Kérastase, di cui l’attrice è testimonial, affonda letteralmente la mano nella piega appena fatta. «Da quando uso questi prodotti specifici per capelli secchi, li sento davvero idratati dalle radici alle punte, si spezzano meno, non devo lavarli troppo».

La gamma Kérastase Nutritive offre una routine personalizzata per tre livelli di secchezza capillare: da leggera a massima. Una diagnosi professionale in salone permette di capire le necessità e il giusto trattamento da seguire a casa. Per le capigliature più danneggiate e sofferenti c’è Nutritive Magistral, ovvero shampoo, maschera e la new entry Créme Magistrale: ispirata alle creme per il corpo, si applica in abbondanza, non si deve risciacquare e garantisce un effetto protettivo e incredibilmente nutritivo.
January Jones è Masquintense-addicted (per capelli fini): «Cerco di usarla due volte la settimana. La lascio in posa quanto più possibile e fa miracoli».

Shampoo Bain Satin 2 Nutritive Kérastase, per capelli secchi.

Shampoo Bain Satin 2 Nutritive Kérastase, per capelli secchi.

Maschera Masquintense Nutritive Kérastase per capelli grossi.

Maschera Masquintense Nutritive Kérastase, per capelli grossi.

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